IL RAP IN ITALIA: CANTO ADOLESCENZIALE DI UNA RIBELLIONE DI CORTO RESPIRO di Grazia Valente

La musica cosiddetta rap (acronimo di rhythm and poetry) si è imposta all’attenzione per la sua fama di rappresentazione di un movimento di protesta. Nato negli anni‘70 dalle comunità afroamericane e ispanoamericane di New Yotk,  in particolare del Bronx, un quartiere considerato malfamato, era, ed è,  il loro canto rabbioso. Con linguaggio di strada e suoni ritmati i rappers urlano la loro protesta per la vita nei ghetti e gridano la loro fierezza nera. Ovviamente, sui contenuti di tali testi andrebbe fatta una ricerca approfondita, ad evitare che siano tutti etichettati nello stesso modo. Ad esempio, ci è accaduto di leggere sul web  un testo  che conteneva l’esortazione ad arricchirsi e lasciare da parte le droghe, che ne costituirebbero un impedimento. Quindi, nel rap americano è possibile trovare di tutto.

E in Italia? 

Non ci troviamo certamente di fronte a un fenomeno politico-culturale dirompente, dove finalmente la rabbia degli abitanti adolescenti dei quartieri degradati delle grandi città trovano una loro espressione artistica.  Senza considerare il fatto che, trattandosi di fenomeno d’importazione, risulta povero di originalità e quindi privo di quella autorevolezza artistica cui  dovrebbe improntarsi ogni  nuovo linguaggio musicale. 

Nell’esplorare il mondo del rap che ci offre la Rete ci siamo imbattuti, ad esempio, in un testo colmo di  risentimento e di  rabbia, circoscritto alle insoddisfazioni legate all’ambiente in cui vivono gli adolescenti di bassa estrazione sociale.  

Totalmente ignorati i grandi temi, si canta il piccolo cabotaggio, la piccola insoddisfazione “di quartiere”, legata alla mancanza di spazi o all’essere stati sfrattati da un luogo di ritrovo.  Si tratta di proteste che potrebbero benissimo far parte delle Lettere a Specchio dei tempi!

Proseguendo nella nostra ricerca siamo rimasti sorpresi da alcuni  testi che definiremmo addirittura “buonisti”, dove si esortano i coetanei a seguire gli insegnanti e a non sgarrare. In altri testi si ha l’impressione che  gli autori si siano autocensurati per essere ben accetti dagli adulti che contano. Altro che paladini della rabbia , difensori dei diritti degli “ultimi”, esponenti dell’anticonformismo più sfrenato! Quella che emerge è una grande confusione mentale, un’accozzaglia di rivendicazioni espresse con linguaggio zeppo di luoghi comuni, fastidiosamente imparentato con slogan di vario genere, già ascoltati e riascoltati,  un tessuto rozzo di  concetti banali ripetuti e ritmati (e rimati) in maniera ossessiva , come se bastasse questo a renderli incisivi. Musicalmente, poi, più che note ritmate ci sembrano crampi vocali, urlati con voci grezze e incolte che dovrebbero essere garanzia di genuinità, completamente prive di qualsivoglia tecnica musicale. e originalità espressiva. 

Vi proponiamo uno di questi testi, con un piccolo commento.  Il titolo in inglese è d’obbligo. Alternativi, sì, ma in linea con il modello vincente. 

RESPECT

Rit: Non c’entra la stazza, non c’entra l’aspetto
Che sia una ragazza o che sia solo un insetto
vi spiego sto concetto.

Probabilmente, il testo originario parlava di “razza”. Subito censurato, o autocensurato, è diventato “stazza”, un obbrobrio linguistico. Curioso poi l’accostamento tra ragazza e insetto. Ma proseguiamo.

Verso un animale o verso una persona bisogna portare più rispetto.

Ve lo aspettereste, un predicozzo così banale, da un musicista rap?  Ma adesso entriamo nel vivo della ragione per la quale è nato questo brano.

Girolamo tornò con l’occhio nero
E qua davanti vi giuro che successe per davvero
Ma quante volte gli sono state date
Solamente perché non gli ha svolto i compiti di mate

Mamma mia, che lagna! Il ragazzo sarebbe stato picchiato perché non avrebbe  “passato” il compito di matematica? Colpirne uno per educarne cento? 

Lui è stato bullizzato, ne uscì terrorizzato
E la gente che ha assistito non è intervenuta 

Girolamo poteva ancora essere salvato
E invece è stato annegato nell’omertà più assoluta.

Ma, alla fine, che cosa è successo veramente a Gerolamo? Noi non l’abbiamo capito. 

Rit : Non c’entra la stazza, non c’entra l’aspetto eccetera

C’è una banda che compie un gesto infame
E se la prende  con un povero cane

Potevano mancare i  maltrattamenti verso gli animali? Uffa!

Loro lo hanno maltrattato e dopo l’hanno torturato
E l’ha salvato una persona che fu buona come il pane.
Noi siamo contro a chi maltratta gli animali
In questo testo vi esponiamo tutti i nostri ideali
Verso i criminali esprimiamo il nostro disprezzo
Le persone come loro ci fanno solo ribrezzo.

Okay, prendono le debite distanze dai delinquenti, La via verso la redenzione è tracciata. Ebbene sì, invecchiando siamo diventati un po’ cinici, abbiate pazienza. 

Ora è arrivato il momento del cambiamento
Basta con sto tormento, ci vuole un intervento
Vogliam l’abbattimento di ogni forma di dolore

omissis
Noi avremo finalmente un mondo con più amore.

Vogliamo l’abbattimento di ogni forma di dolore, avremo finalmente un mondo con più amore.  Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle. E questo miracolo, come dovrebbe avvenire?  Che conbnfusione,  ragazzi! Ingenuità? Furbizia spicciola? 

A Girolamo tu porta più rispetto, 

agli animali tu porta più rispetto
Verso il prossimo tu porta più rispetto
Pure a te stesso, porta più rispetto.

Il “rispetto”, che è anche il titolo di questo rap,  è un termine piuttosto inquietante,  poiché  richiama, al di là delle intenzioni,  un linguaggio notoriamente  malavitoso. 

Ci sentiamo particolarmente vicini agli insegnanti di questi ragazzi, che si trovano di fronte a una “mission” quasi impossibile.

Considerateci pure passatisti, ma vogliamo chiudere questa breve rassegna sulla musica rap con un ricordo dei cantautori del Nuovo Canzoniere Italiano  degli anni ’60-’70 che hanno cantato con passione, intelligenza, ironia  e professionalità la protesta nei confronti della società del loro tempo  Solo alcuni nomi: Ivan della Mea, Fausto Amodei, Giovanna Marini, Paolo Pietrangeli. A loro un commosso  “grazie!”  

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