IL SUONO INQUIETANTE DELLA DOPPIA S di Grazia Valente

Non sappiamo se ci avete fatto caso, ma la lettera S, quando viene raddoppiata, contiene in sé qualcosa di inquietante, non soltanto per il richiamo al nazismo. Se poi addirittura la quadruplichiamo, come ad esempio in Ossessione, oppure Possesso, allora l’inquietudine si moltiplica per quattro.

Iniziamo dalla parola Possesso. Mentre il verbo Possedere rimanda a qualcosa di calmo, diremmo quasi di campestre. e la nostra fervida immaginazione ci vede sedute sopra un dondolo (troppi film western?) in un bel podere in Toscana, circondato da colline e da cipressi, il sostantivo Possesso offre una valenza completamente diversa. Dev’essere colpa di quella S quadruplicata che ci fa sentire fisicamente la potenza dell’atto di possedere qualcosa. Ci spieghiamo meglio: possedere costituisce l’approdo, il raggiungimento di un fine, mentre il possesso è la lotta senza esclusione di colpi per raggiungere quel fine. Il possesso ha la vena giugulare che pulsa, il possedere ha i battiti cardiaci non superiori alle 60 pulsazioni. 

Anche essere posseduti, di solito riferito a una entità demoniaca, rappresenta una situazione fisicamente stressante (oddio, doppia S!) alla quale non vorremmo mai sottometterci. Ma quale dolcezza può avere, al contrario, poter sussurrare, nell’atto d’amore: Sei mio, sei mia! 

Ed eccoci alla parola Passione, che contiene la doppia S e si presenta subito come una parola dalla doppia valenza. Infatti, può riferirsi tanto a una passione ad alta carica erotica (travolti dalla passione) ma può altresì  esprimere una sviscerata bramosia nei confronti di qualcosa che ci piace particolarmente e di cui non possiamo fare a meno. Essere schiavi di una passione, avete presente? Molti che ci leggono confesseranno di avere la passione calcistica, quella politica, la passione per i viaggi e via appassionandoci. La nostra passione dominante è una delle passioni più scomode e pericolose che esistano: quella per la verità.

E veniamo alla parola Ossessione, che vanta quattro S e ce le fa sentire tutte.

Senza inoltrarci nel campo della psicoanalisi, che non ci appartiene e dal quale ci teniamo prudentemente alla larga, vogliamo piuttosto ricordare un famoso film di Luchino Visconti intitolato per l’appunto Ossessione. Il film era ispirato al romanzo Il postino suona sempre due volte, di James Cain, pubblicato negli Stati Uniti nel  1934.  Il film di Visconti uscì nel 1943, in pieno periodo bellico, ed era  interpretato da Massimo Girotti e Clara Calamai, due attori molto noti all’epoca.  L’aitante Massimo Girotti nei manifesti del film si presentava in deshabillè, (!), vale a dire  con una canottiera che avrebbe dovuto suggerire folli notti di passione. Che tempi, ragazzi!   Il film, precursore del neorealismo, è la storia di una passione adultera, che sfocia in un omicidio.                         

In questo breve elenco di parole con la doppia S vogliamo andare ancora indietro nel tempo, negli anni Cinquanta, quando giovani donne ci facevamo confezionare gli abiti dalla sarta e qualche volta, con un certo imbarazzo, le portavamo abiti cuciti da una sarta concorrente da “sistemare”. La sarta li prendeva in mano quasi con disgusto ed esclamava: assassinato! Il grido percorreva il salottino di prova e sembrava risvegliare dal suo lungo sonno il cagnolino impagliato di razza indefinita, dal quale la sarta evidentemente non era riuscita a separarsi, che teneva sul divanetto e accanto al quale, noi clienti, eravamo costrette a sederci, cercando di vincere il ribrezzo. Cosa non si fa, per apparire belle!

Vogliamo chiudere questa piccola antologia sulle parole con la doppia S con una massima popolare napoletana che contiene la parola Fesso: ogni mattina si alzano un furbo e un fesso. Se si incontrano, il gioco è fatto.

Ai nostri lettori proponiamo maliziosamente la seguente riflessione : quale merito si può avere, a fare fesso un fesso? Caso mai, il merito si avrebbe a fare fesso un furbo.

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