LA LEGGE DEL SETTE O LEGGE DELL’OTTAVA articolo di Letizia Gariglio
Quando da ragazzina andavo a scuola ero rimasta molto incuriosita nello scoprire che nel mondo della chimica regnava, per così dire, la Legge dell’Ottava. Infatti il chimico russo Dimitrij Ivanovic Mendeleev, che non era solo un chimico ma un appassionato di musica, sulla base dell’intuizione di uno studioso che l’aveva preceduto, John Newlands, aveva pensato che anche nel mondo degli elementi chimici dovessero valere principi di ordine e armonia simili a quelli della musica. Mendeleev in buona sostanza assunse l’idea precedentemente espressa da Newlands, che prima di lui aveva proposto una metodologia per classificare gli elementi: essa aveva preso il nome di Legge delle Ottave. Che diceva questa legge? Affermava che quando gli elementi vengono posti secondo massa atomica crescente, ogni gruppo di sette elementi presenta analogia di proprietà chimiche e fisiche: inoltre l’ottavo elemento ad una attenta osservazione si propone come una specie di ripetizione del primo, analogamente a quanto si verifica per l’ottava nota della scala musicale. In seguito alle intuizioni di Newlands, Mendeleev decise di disporre gli elementi in funzione del loro peso atomico crescente, e prese a raggrupparli, ad intervalli fissi e ricorrenti, su basi dell’ottava, avendo l’ottavo elemento rispetto al primo proprietà chimiche e fisiche comuni. Nell’organizzare il suo Sistema Periodico, egli procedette con un metodo empirico basato sulla ricerca delle consonanze. Fu spinto da valori che riteneva fossero presenti in ogni aspetto della vita e dell’universo e così organizzò su base settenaria la classificazione degli elementi. In questo modo constatò la veridicità dell’intuizione, perché incolonnando i valori degli elementi chimici secondo i loro pesi atomici, gli elementi che iniziavano un gruppo di sette, ossia quelli rappresentati dai numeri d’ordine 1, 8, 15, 22 eccetera, presentavano proprietà simili tra loro.
La legge del sette, o dell’ottava, valevole in campo musicale, era passata in tal modo al campo della chimica. Non a caso era un’idea musicale: Mendeleev (e tutto l’ambiente chimico russo) aveva una profonda connessione con l’ambiente musicale. Borodin era un chimico organico. A casa di Mendeleev era solito riunirsi il cosiddetto gruppo dei cinque: cinque musicisti che divennnero grandi compositori, Borodin, Rimsky-Korsakov, Mussorgski, Balakirev, Cui, gli stessi compositori che stavano dando vita ad una tradizione musicale russa moderna indipendente dalla tradizione occidentale classica.
Gurdjieff, filosofo, mistico, maestro spirituale, nel Novecento ci ha rinnovato la memoria della Legge dell’Ottava, sotto profilo spirituale. Secondo Gurdjieff (ma anche secondo molti fisici moderni) tutto l’universo è costituito da vibrazioni: luce, materia, calore, suoni, non sono altro che diverse forme di vibrazione. Le vibrazioni pervadono tutto l’universo e si propagano in tutte le forme, da quella più pesante, più rozza a quelle più sottili; esse variano la loro condizione di stato, poiché seguono fasi di crescita e decrescita.
Nelle parole di Piotr Demianovich Ouspensky, comprese in Frammenti di un insegnamento sconosciuto, (Editrice Astrolabio, 1976), in cui l’autore riporta gli insegnamenti orali ricevuti, come discepolo diretto del Maestro George Ivanovic Gurdjieff, la Legge del Sette, o Legge dell’Ottava, è la seconda Legge fondamentale dell’Universo (la prima è la Legge del Tre).
Per comprendere questa legge occorre considerare l’universo consistente di vibrazioni. Tuttavia, «secondo le concezioni abituali dell’Occidente, le vibrazioni sono continue», cioè abitualmente considerate come procedenti in modo ininterrotto, in ascesa o in discesa. Al contrario, secondo l’Antica Conoscenza, le vibrazioni sottostanno a un principio di discontinuità, vale a dire si sviluppano in modo non uniforme, con periodi di accelerazione e di rallentamento. Ad un certo punto, infatti, le vibrazioni smettono di rispondere all’impulso originale e rallentano, tanto che questo rallentamento può indurre un cambio di natura e di direzione: nello specifico «le vibrazioni ascendenti cessano in breve tempo di ascendere e quelle discendenti cessano di discendere». In ogni caso se consideriamo l’intervallo in cui il numero di vibrazioni raddoppia (se è ascendente), o si dimezza (se è discendente), possiamo constatare che si presentano due punti di rallentamento delle forze vibratorie.
Questo fenomeno era ben conosciuto dalla scienza antica che divideva in otto gradini l’intervallo in cui veniva raggiunto il raddoppio o il dimezzamento: quell’intervallo era (ed è) l’ottava. Ben sapevano, gli antichi, che gli otto gradini erano diversi.
La Legge dell’Ottava, applicata in musica, dà luogo alla scala “DO//RE//MI/FA//SOL//LA//SI/DO”, dove il secondo DO rappresenta il punto di raddoppio. Se consideriamo la scala al contrario, in fase discendente il secondo DO dimezza le vibrazioni.
Dice Ouspenski: «La luce, il calore, le vibrazioni chimiche, magnetiche ed altre sono sottomesse alle stesse leggi delle vibrazioni sonore».Pensiamo a quella che viene chiamata ottava in musica. L’ottava è l’intervallo di otto note consecutive. In due punti dell’ottava l’energia che si propaga diminuisce di intensità, vale a dire che vi è un indebolimento dell’energia. Accade fra Mi e FA, poi nuovamente fra SI e DO: fra queste note infatti vi è un solo semitono ( fra le altre note vivono due semitoni). Quei due punti (MI/FA e SI/DO) sono punti di crisi. Ebbene, quei punti di crisi si presentano sempre in un processo di trasformazione o creazione o di attività umana.
La legge dell’ottava spiega perché in natura nulla proceda in linea retta. Nel punto di crisi l’onda rallenta la sua frequenza, e lì si ha una deviazione dalla direzione originaria, tanto che il disegno della linea delle ottave, susseguenti una all’altra, finiscono con il procedere a un certo punto in direzione opposta a quella originaria, piegandosi a cerchio. Ecco spiegata la ragione per cui, nella vita di ciascuno di noi, nulla va in linea retta. Iniziamo un lavoro con buona lena, sana partecipazione, profusa energia, positiva volontà, atteggiamento applicativo, ma dopo un po’ sentiamo che stiamo per stancarci, iniziamo ad annoiarci, perdiamo fiducia, interviene l’indifferenza, poi forse pure la noia… Insomma abbiamo una perdita di energia vibrazionale che tutto rallenta: stiamo rischiando l’abbandono del progetto, a causa del nostro sentimento divenuto stracco. Talvolta arriviamo a non poterne più.
Questa legge cosmica condiziona le nostre azioni e ci procura alcune crisi, creandoci difficoltà e talvolta rendendoci inefficienti o incapaci di fare ciò che ci eravamo proposti di fare. Solo con grandi sforzi passiamo da MI a FA e da SI a DO.
Anche le età dell’uomo e il suo cammino sulla terra sembrano essere scanditi attraverso una serie di note, personali e collettive. Con la nascita inizia l’infanzia, cui segue la fanciullezza, ma è l’adolescenza il punto di crisi (e chi non l’ha vissuta scagli la prima pietra), e se la vita scorre con relativa tranquiliità attraverso la giovinezza l’età adulta e poi la maturità, la crisi più forte subentra per tutti nella fase della vecchiaia, che ci prepara al salto verso nuova ottava.
Gurdijeff nel suo insegnamento apre uno spiraglio per il superamento della perdita di energia. Introduce il concetto di choc addizionale. Che cos’è?
Supponiamo di trovarci metaforicamente nell’impasse tra MI e Fa (o SI e DO) in qualche circostanza della vita, cioè in una perdita di energia in qualunque campo (lavoro, amore, arte…): per proseguire nella direzione vibratoria originale avremo bisogno di una bella spintarella (diciamo uno spintone), di un quid di energia in più, uno choc supplementare. Sarà molto difficile, se ci mettiamo in semplice attesa, che questo aiuto arrivi dall’esterno, dal caso, dal destino: saremo noi a dover fare. E qui Ouspensky scrive: «…il controllo delle cose esteriori comincia con il controllo delle cose dentro di noi, con il controllo di noi stessi. Un uomo che non può controllare se stesso, ossia il corso delle cose dentro di sé, non può controllare niente … è fuori questione sperare che gli choc addizionali arrivino da soli, dall’esterno e al momento necessario». Ed ecco le parole più importanti: «…l’uomo può imparare a creare gli choc addizionali».Inutile dire che il processo non può che essere frutto di un atto di volontà. Qui ci fermiamo, lasciando a Gurdijeff e ai maestri l’insegnamento del metodo dello sviluppo della coscienza dell’uomo.
Le mie personali riflessioni sulla Legge dell’ottava mi ha portata a scrivere il racconto Viaggio di un tarlo in un’ottava: è un divertissment allegorico, è una favola. Come avviene sempre nelle favole il protagonista è un animale: un tarlo, la cui sete di conoscenza rappresenta quella di ciascuno di noi, ciascun uomo. Dante scriveva: “fatti non foste per viver come bruti, ma per seguire virtude e conoscenza”; nell’epigrafe che precede il racconto ho giocato a parafrasare le parole di Dante nell’espressione “fatti non foste per viver come bruchi ma per seguire virtude e conoscenza”.
Il racconto è la storia di un tarlo: il tarlo siamo noi. Come noi il tarlo è obnubilato dal proprio egocentrismo, che gli fa credere di essere il centro dell’universo. Malato di tarlocentismo dovrà nel corso della sua esistenza comprendere che non è proprio così, il mondo non gira proprio attorno a lui, e dovrà imparare a compiere molti passi per realizzare un percorso che abbia, rispetto al suo punto di partenza, un valore evolutivo.
Collocato sulla tastiera di un pianoforte, in questo caso perfetta e diretta metafora di un ipotetico percorso di vita con punti di energia piena (fatta da due semitoni) e cadute in difficoltà e prove, (date da più fallimentari semitoni), Carlo sperimenterà la Legge dell’Ottava nella sua vita di tarlo; dovrà imparare a incrementare enormemente i suoi sforzi per superare le negatività che lo attraggono dapprima verso il baratro (che nella sua esperienza fisica si profila a monte della sua regione), e poi per sfuggire in ogni modo alle forze contrastanti dei suoi oppositori. Nel suo caso infine sarà l’amore quella forza aggiuntiva speciale che lo metterà in condizioni di superare il ripiegamento delle sue forze vitali.
Nel migliore dei casi accade anche a noi umani.
Inizia qui una serie di audio contenenti le sezioni del racconto “Viaggio di un tarlo in un’ottava”, lette dall’autrice, che saranno pubblicate via via nei prossimi numeri di “Parole in rete”, in otto tappe, ciascuna insieme alla parte scritta del racconto.