AMLETICI DUBBI CARNASCIALESCHI di P. P. Roe (Pietro Paolo Capriolo
Anche un esperto di araldica getterebbe la spugna nel voler ricostruire l’albero genealogico della più famosa famiglia di paperi. Che i loro piccoli possano vivere fantastiche storie da Giovani Marmotte, transeat. In fondo, noi cuccioli d’uomo siamo stati lupetti del branco, ma alla fine di ogni avventura tornavamo da mamma e papà e l’identificazione con l’animale simbolico cessava nella realtà quotidiana. I fratelli Qui, Quo e Qua sono strani orfanelli che vivono in casa d’uno zio sfortunato, pelandrone, irascibile e sempre pronto ad insidiare il loro salvadanaio (Ma chi glieli dà i soldini? Non certo l’avaro Paperone!) ed incapace di convolare a giuste nozze con Paperina, già loro zia pur non essendogli sorella. Nella genealogia si può risalire fino a Nonna Papera, l’abile cuoca che prepara torte da far raffreddare sul davanzale della finestra, convivente con il nipote Ciccio (l’unico che abbia tanti tratti tipici dell’oca). I gemelli Castore e Polluce, anch’essi sgusciati dall’uovo e frutto d’illecito amore mitologico, sappiamo di chi fossero figli, ma i paperini proprio non hanno i genitori, nemmeno una adottiva calda incubatrice?
Quando la fervida fantasia di Walt Disney aleggiava sulla bianca superficie della carta da disegno, l’impulso creativo ebbe la meglio ed i suoi personaggi, antropomorfizzati e simpaticissimi, spesso sono incongruenti. Un altro lampante esempio si ha nel capostipite Micky Mouse che, ovviamente, ha per nemico un gatto (a noi noto con il nome di Gambadilegno sia per richiamo al piratesco carattere e sia perché, come dice il proverbio, prima o poi ci lascia lo zampino). L’evoluzione creativa disneyana eleva il topo da discolo che scaglia mattoni ad astuto detective, collaboratore del commissario Basettoni e lo accompagna allo stralunato amico Pippo che è un cane calzato e vestito. Dagli anni Trenta ai tempi della scoperta del pianeta Plutone, nella casa e nel giardino di Topolino s’aggira però anche Pluto, che è un vero cane domestico a quattro zampe, nudo, formalmente di sesso maschile ma graficamente asessuato e con tanto di coda visibile (Gli altri personaggi l’hanno persa col tempo) che sotterra femori spolpati e sogna bistecche all’ossobuco che farebbero bella figura nella dispensa di un ristorante italiano.
Ci sarebbe anche la questione altroché gender, interrazziale, nella coppia di fidanzati Orazio e Clarabella (lui cavallo e lei mucca), ma fra animali dei fumetti pare che ciò non sia un problema, infatti dalla matita di Guido Silvestro (in arte Silver) anni dopo è nato lupo Alberto innamorato della gallina Marta. Che dire allora della sexy e maggiorata umana Jessica che rimane fedele consorte del coniglio Roger Rabbit?
Dov’è la miniera dei sette nani donde a picconate si estraggono vagoncini di diamanti, con taglio già perfetto per essere subito incastonati?
Ma un po’ tutti noi, inconsapevolmente o volutamente, siamo incongruenti. Quanti non confondono mai i bulloni, cioè i cilindri filettati, con i dadi col buco in cui li si infila e che in realtà, geometricamente parlando, poi non sono nemmeno dadi (cioè cubi) ma poliedri esagonali?
Chiamiamo tutti quadrante la parte visibile su cui girano le lancette degli orologi che però sono per la maggior parte tondi, come le pizze da asporto che ci consegnano regolarmente invece in scatole quadrate.
Un marmocchio figlio di elettricista non si sarà mai chiesto se andasse di moda consumare birra alla spina già prima che ci fosse anche la presa per la corrente? Ma abbiamo anche la presa di sale che nelle ricette è sempre q.b. (quanto basta) e la presa d’acqua delle derivazioni di fossi e canali.
E vogliamo trascurare lo stupore di un bimbo nel sentire l’idraulico sentenziare alla mamma l’indispensabile sostituzione del saltarello del lavandino mentre nella sua mente si configura il funzionante giocattolo a molla?
Ho interpretato Babbo Natale con bimbi di sette anni, accolto calorosamente e immortalato in fotografie di gruppo. Ma il risultato sarebbe stato il medesimo se qualcuno avesse loro inculcato l’idea che quel personaggio è in realtà un ciccione che frusta le renne che gli trainano la slitta?
Punti di vista e sottintesi obbligatori, come pure volute amnesie necessarie per poter vivere senza troppe inibizioni. Mi vengono in mente certi manifesti di cattivo gusto (Parlo da onnivoro!) nel periodo pasquale a cura di movimenti anti assunzione delle proteine della carne, soprattutto di agnello, cui nessuno ribatte con altrettanti stragi di semi per produrre farine e polpette a base di soli vegetali, ora che si è scoperto che anche le piante hanno una loro sensibilità.
Da poco si possono commerciare in Europa prodotti contenenti farine di insetti. A chi si rifiuterà di consumarli verrà negato il Grill-pass?
Ora che nelle lampadine a led non si vede più il filamento incandescente, uno potrebbe chiedersi: con il termine tungsteno si intende un rapido sistema di grafia inventato in Cina ai tempi della dinastia Tung?
Quale reato si può configurare nel sorprendere il comandante dei NAS (Nuclei Anti Sofisticazione) mentre ascolta estasiato Ella Fitzgerald che canta Sophisticated Lady?
Sofisticato: è il termine stesso a creare ambiguità, perché ha assunto caratteristiche altamente negative e al contempo di elevata potenzialità positiva. Olio e vino ad esempio possono essere spacciati con nome ingannevole, vantando qualità che non hanno, ma intanto si può ricorrere per smascherarne la truffa ad analisi e software sofisticati appositamente elaborati.
Questi due ultimi due punti mi fanno venire voglia di scherzare su un luogo comune attribuito ad un miliardo di asiatici circa il rispetto della filiera produttiva di tanti marchi di moda e formulo la domanda degna di un teologo esperto: «I bambini cinesi nascono anche loro con il peccato originale o ce l’hanno già taroccato?». Mah!
«Eminenza, mi perdoni se approfitto ancora della sua affabilità, perché non assegnare agli aviatori come patrono san Giovanni Battista? Lui sì che è decollato!»