L’ALBERO DEI BUONI FRUTTI. PRIMA PARTE: NASCITA DELLO STATO MODERNO di Domenico Diaferia
I
NASCITA DELLO STATO MODERNO (LIBERAMENTE ISPIRATO A UN RACCONTO TIBETANO)
In un tempo assai remoto, un gruppo di uomini e donne (non si sa se fossero i primi ad abitare la terra) vivevano in un luogo particolarmente fortunato. Il clima mite favoriva una vegetazione ricca, varia e fiorita. Il paesaggio intorno era ampio e modulato da colli con boschi e vasti prati.
Quel luogo era speciale perché vi sorgeva un grande albero che offriva costantemente, in ogni stagione, i suoi frutti (di una qualità oggi scomparsa) nella quantità sufficiente a sfamare tutta la comunità. Quei frutti rosati non solo erano molto saporiti, ma erano talmente ricchi di nutrimento che era sufficiente una mela al giorno (come si usa dire) per saziarli, aiutandoli persino a guarire da alcuni malanni.
Là non c’erano animali pericolosi. Li rallegrava solo il canto degli uccelli e spesso si affacciavano incuriositi scoiattoli, caprioli e altri miti animali dei boschi.
Uomini e donne vivevano così serenamente senza bisogno di procurarsi il cibo con il lavoro, parola del tutto sconosciuta. Ogni loro attività era per puro diletto. Passavano il tempo a passeggiare, conversare, giocare e danzare insieme nudi nell’aria tiepida sull’ampio prato sotto quell’albero meraviglioso, accompagnati da musiche di flauti, sonagli di zucche riempite di semi e tamburi di tronchi vuoti.
Avevano costruito della capanne, non a schiera, ma là dove piaceva loro e ad ognuna aggiungevano per abbellimento un particolare, come una ghirlanda di fiori o di piume di uccello.
Questo non vuol dire che fossero riservati ed esclusivi, infatti ogni sera si facevano visita a vicenda: «Questa sera ci vediamo alla casa di piume, vieni?» «Certo! Porto anche mio figlio, così giocano tutti insieme». Avevano una famiglia, ma non in senso stretto: anche in questo non erano né esclusivi né riservati.
Così conducevano la loro vita lieti e senza grandi problemi.
Una mattina avvenne un fatto nuovo. Alcuni, arrivati più tardi degli altri a fare colazione (che era poi anche pranzo e cena), si accorsero che non c’erano più frutti. Ne nacque una discussione, allora si riunirono tutti per capire cosa fosse successo. Certamente qualcuno aveva abbondato nella raccolta senza preoccuparsi degli altri. Chi? Dei ladri venuti da fuori? Da dove? Avrebbero rubato molti più frutti… Qualcuno aveva avuto più fame del solito tanto da farsi una scorpacciata? La quantità presa era comunque sufficiente a causare un bel mal di pancia… Ma nessuno di loro si era sentito male. A un tratto un ragazzo gridò: «Eccolo laggiù, con la sacca piena!».
Lo raggiunsero e, riportato al villaggio, gli chiesero spiegazione. Messo alle strette rispose: «Sì, lo so che i frutti la mattina sono quelli giusti per ognuno di noi. Che sarà mai se qualcuno per un giorno digiuna? Io ho preso qualche frutto in più perché volevo andarmene a fare un viaggio di qualche giorno per scoprire cosa c’è oltre quelle colline. Sono curioso e, se devo dire la verità, mi sono stufato di stare qui e vedere sempre le stesse facce, mentre la notte non ho il piacere di vedere il bel faccino di mia moglie perché non so in quale capanna si è infrattata…»
«Non è vero!» si difese lei: «vado solo a chiacchierare con le mie amiche…E quando torno tu stai già russando e se ti sveglio ti arrabbi». Tutti si misero a ridere. Ma il problema andava risolto. L’anziano del gruppo disse: «Non mi aspettavo che fosse proprio mio figlio a fare questo. Potevi parlarcene. Vedi tu stesso hai creato un problema. Sei così stanco di stare qui con noi? E non accusare tua moglie che è una brava donna: si lamenta che a te non piace ballare con lei, anzi non ti piace proprio ballare… Di certo non possiamo impedirti di avventurarti in territori sconosciuti, forse pericolosi. Non fare una scelta avventata. Comunque quanti giorni ti servono per il tuo viaggio? Due? E due frutti avrai, quando deciderai di andare. Io rinuncerò a un frutto. Ma gli altri che hai preso ora lasciali qui: qualcuno non ha ancora fatto colazione»
Così quel giorno essi impararono a conoscere il bene e il male, parole e concetti a loro ignoti. Mangiare frutto: bene. Rubare frutto di un altro: male.
La mattina dopo l’uomo se ne andò con i suoi due frutti e la cosa sembrava risolta.
Ma da quel giorno successe una cosa ancora più strana. Ogni mattina c’era qualcuno che si lamentava di non trovare più cibo. Non si capisce come fosse nata la cattiva abitudine di servirsi a piacimento dei frutti senza alcun riguardo per gli altri.
Il malcontento era diffuso. Fu necessaria un’assemblea. L’anziano disse: «Non possiamo andare avanti così e non riesco a capire che cosa vi è preso. Ci sono alcuni che credono di essere furbi. Propongo che d’ora in poi ci sia sempre un uomo di guardia all’albero». «Ce ne vogliono due!» si levò una voce. L’anziano propose: «Va bene. Facciamo due per il giorno e due per la notte. Con il cambio siamo sicuri. Chi si offre per il primo turno?»
Per qualche giorno il nuovo sistema funzionò. Ma una mattina di nuovo qualcuno era rimasto senza colazione.
Nuova assemblea. I due uomini di guardia la notte confessarono che forse si erano addormentati, ma solo per poco… Il tempo sufficiente a qualcuno per approfittarne.
Uno di quelli che era rimasto digiuno disse arrabbiato: «A questo punto è necessario fare una ricerca per capire chi è stato a rubare!»
«E chi la fa?» disse un altro.
«La faccio io, sarò il ricercante».
«Come li trovi quei frutti? Vai a frugare in tutte le capanne? Oppure sotto i cespugli o chissà dove? Magari nella pancia di chi se li è già mangiati…»
La riunione fu interrotta dal richiamo di una donna: «Venite a sentire come questo qui si lamenta!…» Un uomo stava piegato premendosi forte la pancia: «Ohi! Ohi! Ohi! Confesso, sono stato io… Aiutatemi, vi prego! Ohi la mia pancia…» Quello che si era proposto come ispezionatore per la ricerca disse: «Questa volta ci vuole una punizione!»
«Vi prego, ho confessato. Il mal di pancia è una punizione sufficiente…» disse il malcapitato.
«Non basta. Ci vuole un esempio!»
«E chi lo giudica?»
«Scegliamo un gruppo per discuterne e poi ci vuole uno, lo chiameremo il giudicante, che deciderà quale punizione dare».
«Tu sei quello che lo accusa, ma per essere giusti, ci vuole anche uno che difenda quel poveretto, che è così stupido…»
«Giusto. E allora qualcuno faccia il difendente».
Qualcosa ormai era cambiato definitivamente in quella comunità che un tempo viveva come in un paradiso in terra. Era iniziata per loro una nuova condizione, un nuovo stato, uno stato “moderno”…
Un grosso serpente, che da tempo immemorabile viveva proprio sulla cima dell’albero dei buoni frutti, senza che nessuno mai si accorgesse di lui, si era affacciato incuriosito ad osservare tutta la scena. Pensò tra sé: «Oh no, ci risiamo… Questa volta si sono fregati da soli…» Poi avvoltosi di nuovo nelle sue spire, si addormentò con un sorriso malizioso.