PERSUASI AD ACCETTARE L’INACCETTABILE di Letizia Gariglio
Persuasi ad accettare l’inaccettabile di Letizia Gariglio
Nonostante alcune locuzioni esistenti nella lingua italiana che sottolineano la nostra occasionale scarsa capacità di pensare (si dice “pensare con i piedi”, per esempio), pare proprio che il nostro cervello resti il complesso organo fondamentale preposto all’attività del pensiero. Lakoff ci ha insegnato (Don’t think of an elephant, 2004) che la visione del mondo sia dipendente dalle cornici (i frame) che compongono il nostro inconscio cognitivo: strutture mentali – forti – che permeano il nostro pensiero e di cui tuttavia non siamo coscienti. Qualunque parola, anche una sola parola, è in grado di attivare nel nostro cervello un frame. Non solo, anche le negazioni di un frame attiva il frame stesso, anzi, lo rafforza. Lakoff nei suoi corsi chiedeva ai suoi allievi di “non pensare all’elefante”, per dimostrare con la pratica che tutti avevano pensato (eccome!) all’elefante.
Dunque, se i frame sono attivati attraverso le parole, per cambiare nelle persone i loro frame, bisognerà cambiare le parole. Oppure occorrerà cambiare il senso profondo che si attribuisce a determinate parole, per riuscire ad accedere alle convinzioni inconsce presenti nelle menti , andando così a lavorare sulla mutazione del frame.
Quest’ultima opzione è quella che vede impegnati coloro che agiscono in modo manipolatorio con la lingua (per esempio i politici), che nelle loro forme di propaganda intendono incidere profondamente – e in modo manipolatorio – sull’opinione pubblica. Infatti, lo spazio della mente degli “avversari” si conquista (anche) usando il loro stesso linguaggio, ma dopo aver incisivamente variato il senso delle parole, in modo da veicolare attraverso di esse l’evoluzione delle nuove idee che si vogliono suscitare, associandole alle parole.
Se vengono nominate parole come libertà, democrazia, uguaglianza, pace, bello e buono… e così via, saremo immediatamente catapultati dai nostri frame alla disponibilità di ascolto. Se qualcuno, tanto per fare un esempio, decide di chiamare “buona scuola” la decretazione della rovina della scuola pubblica, ci si trova di fronte ad un atto proditoriamente manipolatorio e ad un uso contraffatto della parola “buono” (non meno che se lo si attribuisse ad un potente veleno, definendolo “buono”). Tuttavia l’associare la parola “buono” a una emerita porcheria avrà come risultato che almeno qualcuno ci cascherà.
Al di là della rozzezza del tentativo di operare decostruzione e ricostruzione di frame in modo tanto elementare, dobbiamo stare bene attenti nel vegliare sulle modalità con le quali le tecniche di propaganda ci avviano verso modelli di pensiero unico.
Sarà senza alcun dubbio un modo graduale e abbastanza lento quello che ci spingerà, senza apparente imposizione, ad accettare l’invito ad un cambiamento di pensiero, talvolta persino radicale. Potremo accettare qualunque cosa purché, come la rana di Chomsky, veniamo bolliti in modo lento, graduale e progressivo: solo così non riusciremo ad accorgerci dell’aumento della temperatura dell’acqua e, con la coscienza addormentata nel nostro calduccio, abbandoneremo ogni desiderio di rivolta, ogni predisposizione alla ribellione, e lasceremo che il nostro destino (in mano di altri) prenda tragica forma.
Del resto già dagli anni ’90 del secolo scorso Joseph Overton (classe 1960) aveva elaborato uno schema di ingegneria civile, attraverso cui far passare forme di persuasione occulta, rivelando i meccanismi per mezzo dei quali è possibile indurre l’opinione pubblica ad accettare l’inaccettabile.
Innanzi tutto occorre scegliere la cornice – il frame, entro la quale, anzi, in nome della quale, si inizia a parlare della cosa, e la parola magica è: “progresso”. Sarà in nome del progresso che si indurrà l’opinione pubblica ad intraprendere una “nuova” strada concettuale.
Overton aveva individuato sei passaggi, sei fasi da attraversare affinché le idee passassero dall’essere inaccettabili ad essere pienamente legalizzate. Nella fase a monte una certa cosa appare impensabile; poi si comincia a vietarla permettendo però delle eccezioni…. Nella fase successiva, la cosa comincia a divenire e apparire sensata, razionalmente difendibile, dotata quantomeno di spiegazioni, persino condivisibile. Nella fase successiva diventerà socialmente accettabile, se ne parlerà sempre di più fino a divenire popolare, diffusa, socialmente condivisa. Infine sarà permessa e persino legalizzata, accettata a pieno titolo con tutti i crismi della legge.
Se anche i passaggi fossero lievemente diversi da quelli indicati nelle “finestre di Overton” certo è che ogni realtà può essere adulterata: persino idee contro natura, come il cannibalismo o la pedofilia possono essere dapprima “smarcate” e poi legalizzate con il sistema ingegneristico di Overton. Grazie a quest’ultimo è possibile indurre la popolazione sottoposta a pressione mediatica, finemente strutturata – in una parola propaganda, a ricusare le proprie stesse radici culturali e a ribaltare ogni eventuale credo, sia esso di tipo religioso, morale o sessuale. Basta pensare al percorso che hanno compiuto il tabù della sodomia e della omosessualità (fino al 1990 fu considerata dall’OMS una vera e propria malattia – e in molti paesi reato) e dal cambiamento del concetto di “famiglia” (inizialmente formata solo da genitori dello stesso sesso fino ad arrivare alla famiglia con genitori di uguale sesso).
Difficile individuare l’inizio del percorso, ma certamente, per ciò che riguarda l’omosessualità, gli psicologi americani iniziarono nel 1973 a derubricare l’omosessualità come definizione diagnostica: l’APA, American Psychiatric Association, spinta dalla potente pressione delle lobbies di omosessuali rimosse la voce dal manuale diagnostico che elencava i disturbi psichiatrici. Lo fecero per votazione. La cosa già può apparire assurda. Intendo dire che sembra assurdo che una così importante questione scientifica venga affrontata per votazione: sarebbe un po’ come decidere per votazione se la legge di gravità conduce i gravi verso la terra o lontano dalla terra… ma così fu. Da quel momento che costituì probabilmente l’innesco della miccia, i media iniziarono a veicolare il concetto che l’omosessualità non fosse una deviazione di tipo sessuale, come la pedofilia, la zoofilia, il feticismo, il voyeurismo, il sadismo, il masochismo, la necrofilia… (l’elenco continua…), bensì una semplice variante del comportamento umano. La variante divenne in breve tempo accettata come tale: semplicemente un altro modo di vivere la sessualità; da lì iniziò l’escalation verso la più totale normalità delle coppie gay o lesbiche cui i media contriburono in ogni maniera, come del resto il libri e i film, per sferrare una guerra combattuta sul piano educativo e quello politico; poi si passò al piano legislativo, con la richiesta di accesso delle coppie di ugual sesso all’istituzione del matrimonio, alla formazione di famiglia, fino a giungere all’asserzione dell’assoluta indifferenza verso la possibilità che i figli vengano allevati ed educati da genitori eterosessuali o dello stesso sesso. Il panorama comprende il diritto di adozione da parte di genitori dello stesso sesso. In questo passaggio la parola magica è stata: “amore” – l’amore per i figli non ha sesso.
Naturalmente ora che il processo è compiuto e il panorama di credenze è stato rivoltato, chi osa contraddire la “nuova” normalità? Chi osa ancora dire o anche semplicemente pensare che la formazione di una famiglia abbia un fondamento nell’ordine della natura? Vecchiumi, di cui ci si vergogna come di parenti vecchi e sdentati, segni imbarazzanti di una provenienza familiare e culturale indesiderati.
È importante comprendere che questi tipi di progetti mediatici sono supportati da un mastodontico quanto efficace lavoro di studio a monte e che nel movimento di variazione drastica di opinioni non vi è nulla, ma proprio nulla, di spontaneo.
L’obiettivo della tecnocrazia totalitaria e sovranazionale è quello di costruire il cosiddetto mondo nuovo, preconizzato da Aldous Huxley, in cui la società è completamente controllata mediante tanti modi diversi: Huxley indicava l’indottrinamento educativo e psicologico, il controllo delle nascite, la selezione eugenetica, e altre forme di condizionamento mentale. Con difficoltà intravedo poche differenze fra il mondo dispoticamente immaginato dallo scrittore e quello in cui viviamo: ad alcune fra le piaghe immaginate da Huxley, come la sovrappopolazione, le supremazie sovranazionali, il lavaggio del cervello tramite la propaganda e la pubblicità, molte forme di cattiva educazione e di persuasione subconscia, si aggiungono alcuni altri strumenti di esercizio di potere.
Importantissimo è l’uso come mezzo di controllo della manipolazione dell’opinione pubblica attraverso affermazioni, suggerimenti, suggestioni (= propaganda), attuata mediante i mezzi di comunicazione, in cui si offre un quadro di interpretazione distorta di principi e di fatti, in modo da fornire tasselli, spaccati e punti di vista molto limitati, definiti e semplificati della realtà. I media non sono solo in grado di offrire una rappresentazione della realtà, ma di crearla, operando con tecniche di manipolazione del pensiero e di influenza psicologica, grazie anche al desiderio, insito nell’uomo, di conformità sociale.
Noi infatti sappiamo che è difficile pensare, e ancor più mantenere, e ancor più esprimere, un’opinione diversa da quella che ci viene ripetutamente proposta. Perciò tornando alla domanda precedente: chi osa contraddire la “nuova” normalità?
Se i media spingono l’opinione pubblica verso l’assunzione di opinioni, idee, comportamenti sociali, e ne trascurano altre, o, peggio, trascurano di riferire le idee che differiscono da quelle che essi spingono, le idee trascurate saranno percepite dal pubblico come indegne di valutazione e dunque passibili di svalutazione, tanto che le persone faranno col tempo fatica ad esprimerle, percependole come vergognose. Chi vorrebbe schierarsi con la parte delle idee svalutate finirà col tacere, pur non senza sentimento di frustrazione ed entrerà, nonostante tutto, nella spirale del silenzio, per non dover sostenere il peso di essere e sentirsi socialmente isolato.
Sappiamo che un’idea ripetuta fa aumentare l’attenzione su di sé, che permane più a lungo nella memoria di chi la riceve; la stessa idea, se è accompagnata da un messaggio conclusivo esplicito, funzionerà meglio con la massa , perché in molti fra noi domina la pigrizia mentale, sebbene alcuni – la stretta minoranza, vale a dire quelli più intelligenti -, saranno infastiditi da eccessive ripetizioni.
È attraverso i media che si fanno avanzare idee ritenute, fino all’altro ieri, improponibili, ma che oggi i poteri forti intendono utilizzare per indirizzare il pensiero e i comportamento di interi gruppi umani, modificando l’impronta sociale ed etica di intere generazioni, preconfezionando per loro i modelli del loro immaginario.
Grande responsabilità assumono i mezzi di comunicazione tradizionali (mainstream) all’interno dei quali operano le élite degli addetti ai lavori, e coloro cui viene affidato il ruolo di guida dell’opinione pubblica (gli opinion makers): musicisti, scienziati, artisti, personaggi di successo… felici di stare al servizio dei potenti e di svolgere il ruolo di manipolatori, nel migliore dei casi ignorano di essere a loro volta manipolati da manipolatori occulti ben più abili di loro.
Quando Aldous Huxley scriveva, già nel 1958 (Il Mondo nuovo/Ritorno al Mondo Nuovo): «Gli antichi dittatori caddero perché non sapevano dare ai loro soggetti sufficiente pane e circensi» l’autore spiegava poi che per controllare le masse si deve intervenire sulle menti, avendo contemporaneamente cura di soddisfare, come si fa con il tacchino, i bisogni primari. Noi tacchini, dunque, messi a becchettare a sufficienza, gloglottiamo sazi se non satolli, e ci apprestiamo di buon grado ad accogliere con il becchime per il corpo anche quello per lo spirito. Il servizio somministrato in modo discreto (ma mortalmente pericoloso) è in grado di informare il pollame permeando ogni aspetto della vita collettiva e individuale.
Con il becco affondato nel mangime (nel fortunato caso dei popoli cosiddetti più sviluppati), gli occhi e gli orecchi verso i media, ecco i tacchini pronti per scuotere affermativamente la testa di fronte a discorsi che monopolizzano il loro pensiero e li conducono al livellamento ideologico, preparandoli ad identificarsi con le vite (dei modelli) che vengono loro proposte.
Ora la propaganda tocca alla teoria gender. È sotto gli occhi di tutti; ma quanti vedono? E quanti presentono la futura finestra di Overton sulla pedofilia?
(giugno 2019)