YO CHE SOGNAVA IL SUO GATTO (ALL’OMBRA DELLO ZEN) di Grazia Valente
Yo che sognava il suo gatto
Yo era un giovane studente che da poco era andato ad abitare in un monolocale vicino all’Università. Aveva appena finito di arredarlo quando iniziò a sognare il suo gatto, morto poco tempo prima.
Era un sogno ricorrente, notte dopo notte, quasi identico ogni volta. Il gatto stava ai piedi del letto e lo guardava e mentre lo guardava emetteva un leggero miagolio.
Yo al mattino si svegliava turbato, perché si sentiva responsabile della morte del suo gatto, dal momento che quella sera aveva dimenticato aperta la porta che dava sul giardino e il gatto era uscito, aveva attraversato la strada ed era stato investito da una macchina.
Un suo compagno di Università gli consigliò di recarsi dal suo maestro Zen, un uomo, diceva, di grande umanità e molto amante degli animali.
Quando Yo ebbe raccontato il suo sogno al maestro lui volle sapere se il gatto miagolava ogni volta oppure no. Miagola sempre, rispose Yo, sembra mi voglia dire qualcosa.
Il maestro rifletté qualche momento poi lo invitò a dormire quella notte nello stanzino che si trovava nel seminterrato del monastero. Un mio discepolo, disse, dormirà a casa tua. Poi vedremo.
La mattina dopo quando il maestro incontrò Yo gli chiese subito come aveva dormito.
Ho dormito benissimo, rispose, un sonno profondo e senza sogni.
Quando il discepolo che aveva dormito a casa di Yo si presentò al maestro aveva il viso tirato.
Come è andata? chiese il maestro. Hai dormito bene?
Niente affatto, rispose , non ho quasi chiuso occhio, con quel cigolio insistente del letto. Mi sento a pezzi.
Capisco, disse il maestro. Adesso vammi a prendere quell’olio lubrificante che usiamo per le serrature.
Quando ebbe l’olio disse a Yo:
va a casa e ungi le molle del tuo letto con questo olio. Qualcosa mi dice che il tuo gatto potrà finalmente riposare in pace, e tu con lui.