PAROLE (VARIAZIONI) di Grazia Valente
3. La bellezza delle parole
Le parole possiedono una loro bellezza, indipendente dal significato? E in che cosa consiste, questa bellezza? Hanno un bel suono, un suono accattivante? Sono parole particolarmente evocative? La bellezza delle parole appare tale non nella stessa misura per ogni individuo? Oppure esiste una bellezza di tipo universale? E’ da considerare bella, in senso filosofico e non estetico, quella parola che contiene verità, autenticità? Vi sono al contrario parole che contengono falsità, menzogna, ma appaiono esteticamente belle? Vi sono parole dette per ingannare, per circuire, per sviare chi le ascolta? E in che cosa consiste il loro essere ingannevoli? Sono forse parole seducenti, che accarezzano l’Ego di colui o colei che le ascolta? E’ importante la tonalità che viene usata nel pronunciare una certa parola? Esiste la parola pura, sincera, non artefatta, non studiata per indurre qualcuno a modificare a proprio vantaggio il proprio pensiero o il proprio modo di essere? Oppure è soltanto la parola impura, artefatta, falsa, studiata, che riesce a ingannare? Le belle parole sono quelle che confortano, che leniscono le ferite? Anche se sono false? Le parole più sono belle più appaiono potenti?È difficile usare le parole giuste davanti a certi eventi, a certe situazioni? È difficile perché occorre trovare il giusto equilibrio tra verità e menzogna? Le parole, prima di essere pronunciate, vanno studiate, valutate in modo quasi scientifico, altrimenti si rischia di non essere compresi? E non essere compresi è la sconfitta del pensiero affidato al talismano della parola? Alla fine, queste cose che abbiamo scritto sono soltanto belle parole?
Ecco una poesia di Giorgio Caproni dal titolo Sassate.
Ho provato a parlare.
Forse, ignoro la lingua.
Tutte frasi sbagliate.
Le risposte. sassate.
4. Il sentimento delle parole
Le parole hanno un proprio sentimento, una sensibilità indipendente dal significato? Chi si dedica alla scrittura come può infondere un sentimento alle parole, così da poterle trasmettere in modo che arrivino all’altro nel modo più completo possibile? In una intervista lo scrittore napoletano da poco scomparso Raffaele La Capria racconta un episodio della sua infanzia. Uscito da scuola – scuola elementare – mentre sta attraversando il giardino della Villa Comunale un canarino gli si posa sulla spalla. Grandissima fu la sua emozione, al punto che il cuore incominciò a battergli con forza e, forse avvertendone i sussulti, il canarino volò subito via.
Quando fu arrivato a casa raccontò questo fatto alla madre, che però rimase impassibile. Allora lo scrittore comprese che, se voleva descrivere qualcosa che lo aveva emozionato, non poteva limitarsi a raccontare il fatto ma doveva infondere al racconto del fatto l’emozione che quel fatto gli aveva procurato. Questo è il sentimento delle parole, trasformarle da elemento di mera comunicazione a veicolo di emozione. Una bella sfida, per chi si assume la responsabilità di scrivere, non soltanto per sé, ma anche per gli altri.
Vorremmo aggiungere una considerazione: nessuna emozione può essere trasmessa a un’altra persona se, in tale persona, non esiste una precisa predisposizione.